Dopo 24 anni di assenza, “I Vespri siciliani” di Verdi tornano al Teatro alla Scala, dal 28 gennaio al 21 febbraio, in un nuovo allestimento firmato da Hugo de Ana. Sul podio Fabio Luisi alla guida di un cast capitanato da Marina Rebeka, Piero Pretti e Luca Micheletti.
REVIEWS
IL MESTIERE DEL CRITICO.
RIFLESSIONI, ASCOLTI E LETTURE DI OPERE, CONCERTI, BALLETTI, LIBRI E DISCHI.
Che lodevole impresa ridare vita alla Napoli milionaria di Eduardo e Rota
Risentita al Teatro Donizetti di Bergamo, a più di quarant’anni dopo la sua creazione, “Napoli milionaria” di Nino Rota ed Eduardo De Filippo scorre senza che si avverta il passare del tempo nei tre atti, toccando punti di notevole felicità musical-narrativa.
Per New York Fedora al Met è nel segno di Sargent
David McVicar riporta “Fedora” di Giordano al Metropolitan di New York dopo venticinque anni con prove eccellenti da parte dei protagonisti, Sonya Yoncheva e Piotr Beczała. Sul podio, Marco Armiliato.
L’orecchio di Proteo
Carlo Alessandro Landini,
LIM, pagg. 848, € 60
Compositore di solido mestiere e notevole ingegno, Carlo Alessandro Landini è anche un prolifico saggista. Attività, quest’ultima, in cui si specchiano tanti caratteri del suo mondo d’artista… Dopo “Misura e Dismisura”, il musicista milanese (classe 1954) pubblica un saggio monumentale di neuroestetica musicale.
L’universo musicale di Bach
Christoph Wolff / Il Saggiatore
pagg. 525, € 65
Christoph Wolff è notoriamente uno dei più accreditati studiosi della vita e dell’opera di Johann Sebastian Bach. Con la traduzione di Patrizia Rebulla ed Elli Stern, e la prefazione di Raffaele Mellace, l’editore il Saggiatore ha pubblicato un suo nuovo studio dedicato al compositore di Eisenach: L’universo musicale di Bach.
Giuseppe Agus – Sonate a violino solo e basso
Quartetto Vanvitelli / Arcana
Il Quartetto Vanvitelli propone per Arcana le sei “Sonate a violino solo e basso” op. 1 di Giuseppe Agus. La curatissima performance porge con chiarezza e nitidezza il linguaggio musicale di questo compositore, oggi poco noto, in cui spicca oltremodo la parte del violino.
Beethoven The Late Sonatas op. 101 & 106
Maurizio Pollini (pianoforte) / Deutsche Grammophon
Insieme al disco uscito nel 2020 dedicato all’op. 109, 110 e 111, questa registrazione completa idealmente la riproposizione delle ultime Sonate di Beethoven per Deutsche Grammophon da parte di Maurizio Pollini, all’indomani del suo ottantesimo compleanno.
Risentita al Teatro Donizetti di Bergamo, a più di quarant’anni dopo la sua creazione, “Napoli milionaria” di Nino Rota ed Eduardo De Filippo scorre senza che si avverta il passare del tempo nei tre atti, toccando punti di notevole felicità musical-narrativa.
David McVicar riporta “Fedora” di Giordano al Metropolitan di New York dopo venticinque anni con prove eccellenti da parte dei protagonisti, Sonya Yoncheva e Piotr Beczała. Sul podio, Marco Armiliato.
È andato in crescendo il ciclo delle cinque Sinfonie di Mendelssohn dirette da Daniele Gatti nell’Auditorium di Torino con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. L’intesa tra direttore e orchestra si è stretta sempre più e se fin dal primo concerto si sono ammirate la qualità del suono e la ricchezza e varietà del fraseggio, sempre espressivo, l’esecuzione ha raggiunto nell’ultima serata un virtuosismo raro.
È ormai un classico il “Don Giovanni” di Mario Martone, ideato nel 2002 per il San Carlo di Napoli e approdato ora con successo per l’apertura della nuova stagione del Teatro Regio di Parma. Corrado Rovaris guida La Toscanini e un cast capitanato da Vito Priante, Mariangela Sicilia e Carmela Remigio.
Grande successo per il nuovo allestimento de “Il Tamerlano ovvero la morte di Bajazet” di Vivaldi al Teatro Alighieri di Ravenna, firmato da Stefano Monti e tenuto a battesimo lo scorso 14 gennaio.
Ottavio Dantone dirige l’Accademia Bizantina e un cast capitanato da Filippo Mineccia, Bruno Taddia e Delphine Galou.
Grande spettacolo al Teatro alla Scala per “Salome”, energicamente diretta da Axel Kober, protagonista l’acrobatico soprano lituano Vida Miknevičiūtė, regista Damiano Michieletto. Esecuzione tesa, incalzante, tutta imperniata sulla presenza esagitata e capricciosa di una Salome posseduta dalla sua smania necrofila.
Sala del Costanzi stracolma, applausi ripetuti e scroscianti. Merito di un allestimento impeccabile sul fronte musicale e vivacissimo, un po’ troppo, nella messa in scena. È l’edizione de L’Elisir d’amore, apparsa all’Opera di Roma nel 2011 e ripresa nel 2014, che prosegue nella sua vita fortunata. Regia di Ruggero Cappuccio e ottima compagnia di canto diretta da Francesco Lanzillotta. John Osborne bissa “Una furtiva lagrima”, Aleksandra Kurzak è Adina.
Tempi difficili al Maggio Musicale Fiorentino, che il camouflage mediatico dell’ennesima inaugurazione della sala grande non riesce a dissimulare. Pertanto, la riapertura del teatro con Don Carlo di Verdi diretto da Daniele Gatti non si trasforma in serata-evento ma rasenta il terremoto.
Anche coloro che non amano Rudolf Nureyev coreografo (e chi scrive è nel novero) non possono non apprezzare il suo Schiaccianoci, tornato alla Scala in apertura di stagione dopo sedici anni di assenza… Veniamo agli interpreti, con il cast aperto dalla coppia più amata del balletto italiano, i primi ballerini Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, perfetti nei ruoli immaginati da Nureyev.
Spazzati via i lustrini della Prima della Scala, svaniti i suoni del capolavoro Boris Godunov tornato ad inaugurare la stagione, sui tappeti rossi calpestati dal vippame rimangono problemi che attendono tutto il comparto degli enti lirici, quelli che più di tutti dipendono da una manovra economica che non promette nulla di buono… Comunque il merito di aver voluto e diretto con amore questa non facile partitura spetta al direttore d’orchestra dello spettacolo, Riccardo Chailly…
Al Festival Aperto di Reggio Emilia è stato riproposto il bel Nosferatu di Filippo Perocco. Se nel lavoro la commistione tra musica e film appariva assai felice, non altrettanto si è potuto dire della video-cantata di Stefano Gervasoni e Paolo Pachini intitolata In nomine PPP…
Ma tra le cose più belle ascoltate c’era una novità di Andrea Agostini, Dull Catastrophes and Love Songs.
Da tempo non si sentiva una compagnia di canto così buona come quella scritturata dal Teatro San Carlo di Napoli per il Don Carlo inaugurale nella versione in cinque atti. La regia di Claus Guth ha curato bene il gioco degli attori…
Al pensiero di ciò che poteva essere ma non è stato, e all’impossibilità di trattenere ciò che non c’è più, dà voce “The Hours”, quarta opera del compositore premio Pulitzer Kevin Puts che ha appena debuttato al Metropolitan Opera di New York. Nata da un’idea del soprano Renée Fleming, che ha suggerito a Puts di comporre un’opera sull’omonimo romanzo di Michael Cunningham già adattato per il cinema nel 2002 da Stephen Daldry, “The Hours” mette in scena una giornata nella vita di tre donne (Kelli O’Hara, Renée Fleming, Joyce DiDonato) che vivono in luoghi e tempi diversi.
Bergamo in gran fermento, sotto lo sguardo benedicente di Gaetano Donizetti, per la nuova edizione del festival lirico diretto da Francesco Micheli. Del cartellone, raccontiamo gli allestimenti de “La favorite” e “Chiara e Serafina”, firmati rispettivamente da Valentina Carrasco e Gianluca Falaschi.
Sul podio di un’Orchestra in forma smagliante per ricchezza di colori e sensibilità espressiva, ora morbida ora energica, e di un coro impeccabilmente preparato dal nuovo maestro, Ciro Visco, il direttore dell’Opera di Roma Michele Mariotti ha tenuto salde in pugno le redini dell’allestimento di Emma Dante, guidando la compagnia di canto e i complessi del Teatro a una resa di alto valore.
Per l’ultimo appuntamento nella storica sala di Antonio Galli Bibiena, prima dei lunghi lavori di restauro e del trasferimento di sede, il Teatro Comunale di Bologna, ha salutato il suo pubblico con l’allestimento di Lohengrin, l’opera di Richard Wagner che proprio Bologna propose per prima in Italia.
Immaginate una profonda fenditura nella roccia: lo speleologo si cala ad esplorarla, ma la corda che lo trattiene a un certo punto finisce, e lui deve fermarsi, anche se laggiù, nell’abisso, sente ancora scrosciare le acque profonde. Questo è per l’interprete, come per lo studioso, il Don Giovanni di Mozart.
Anche alla Scala The Tempest, l’opera da Shakespeare che Thomas Adès (1971) aveva composto nel 2003, poco più che trentenne, ha rinnovato il successo che dopo la prima al Covent Garden (10 febbraio 2004) ha accolto le numerose riprese in Europa e in America.
Ecco un concerto che mi ha aperto il cuore, e la mente. L’ha tenuto al Conservatorio di Torino il Trio “Eidos” per ricevere il Premio della Fondazione Renzo Giubergia: organizzazione artistica della De Sono che, tra i migliori partecipanti dei concorsi internazionali, ha scelto questi tre ragazzi che hanno suonato Beethoven, Schumann e Mendelssohn in un programma poderoso, affrontato con slancio pari alla consapevolezza storica e stilistica… Era un po’ che non uscivo da un concerto con un senso così vivo di appagata felicità.
Il nuovo Anello del Nibelungo di Wagner alla Staatsoper di Berlino diretto da Christian Thielemann, subentrato a Daniel Barenboim dopo la rinuncia. Per lui un assoluto trionfo di critica e di pubblico. Con rigorosa coerenza, e con esito raggelante, Dmitri Tcherniakov, regista e scenografo, ne cancella tutti gli aspetti mitici.
Quest’anno, per la decima edizione della Trilogia d’autunno, il Ravenna Festival ha proposto una full immersion mozartiana, presentando Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte nell’allestimento firmato da Ivan Alexandre.
Il capolavoro di Richard Wagner, sublime poema d’amore e morte, torna al Teatro di San Carlo dove mancava dal 2015. Un successo, fra debutti e qualche défaillances, nell’allestimento di Lluis Pasqual, ripreso da Caroline Lang, con le scene firmate da Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino. Sul podio Constantin Trinks, protagonisti Stuart Skelton e Camilla Nylund.
Il Don Giovanni di Mozart nella versione di Praga, in forma di oratorio, ha aperto la 78esima stagione IUC, Istituzione Universitaria dei Concerti a Roma. Il progetto ha coinvolto l’Orchestra da camera “Canova”, con il suo giovane (28 anni) direttore nonché fondatore, Enrico Saverio Pagano.
“Due letture del tempo” è l’ultima composizione di Ivan Fedele. Breve pezzo per orchestra, commissionato dalla Filarmonica della Scala. Riccardo Chailly ne dirige la prima esecuzione con il Concerto per violoncello di Schumann suonato da Pablo Ferrández e la Sinfonia in re minore di Franck.
Con The Fiddler on the roof, spettacolo di apertura della stagione della Lyric Opera di Chicago, regia di Barrie Kosky, il Midwest è protagonista della scena operistica negli Stati Uniti. Un musical, composto nel 1964 da Joseph Stein su libretto scritto a quattro mani (Jerry Bock e Sheldon Harnick) ispirato alle storie Yiddish di Sholem Aleichem (1894).
C’è una tensione serratissima, nell’Elektra allestita in forma di oratorio, alla Sala Santa Cecilia del Parco della Musica in Roma. L’opera di Richard Strauss, ha inaugurato la nuova stagione dell’Accademia di Santa Cecilia sotto la bacchetta di Antonio Pappano. Memorabile la linea interpretativa scelta dalla protagonista, Aušriné Stundyté.
Per il primo spettacolo operistico affidato alla direttrice stabile, Oksana Lyniv, il Teatro Comunale di Bologna ha allestito in casa un sontuoso Andrea Chénier, rispettoso delle chilometriche didascalie di Luigi Illica non senza qualche tocco inventivo discreto e però teatralmente efficace.
«Strano figlio del Caos»: questo verso del Mefistofele di Arrigo Boito sembrava attagliarsi molto bene a Enrico Stinchelli e alla sua regia. Lo spettacolo andato in scena al Teatro Comunale di Modena era semplicemente, e gioiosamente, caotico.
Un noto pianista, Emanuele Arciuli, un regista del suono, Nicola Monopoli, e cinque strumenti “da tasto”: pianoforte a coda, pianoforte preparato, clavicembalo, tastiera elettronica, toy piano. Questi gli ingredienti del concerto “American Landscapes per 5 tastiere”. Lo ha presentato il ciclo “Il Nuovo e l’Antico” del Bologna Festival.
Le tre opere messe in scena quest’anno al Festival Verdi hanno presentato motivi di interesse diversi e in qualche modo complementari: “La forza del destino” e “Simon Boccanegra” al Teatro Regio di Parma e “Il trovatore” al Teatro Magnani di Fidenza.
È stato prodotto pochi anni fa dalla Bayerische Staatsoper, a Monaco, e il Teatro dell’Opera ha ora riproposto lo spettacolo, con qualche adattamento. Scelta oculata, e allestimento incisivo per l’Alceste di Christoph Willibald Gluck, in scena al Costanzi di Roma nella più frequente versione francese.
Il 26 settembre 2022 Giacomo Manzoni ha compiuto 90 anni e il Teatro Carlo Felice di Genova gli ha reso omaggio inaugurando la propria stagione sinfonica insieme a quella della GOG (Giovane Orchestra Genovese) con una novità appositamente commissionata, Sonante, e con uno dei capolavori già noti (ma mai abbastanza eseguiti), Sembianti.
Fuori dal palcoscenico tradizionale si colloca il teatro musicale sperimentale. “Out of Stage” è il tema della Biennale Musica 2022. Oltre l’omaggio al Leone d’oro Giorgio Battistelli, una serie ampia e varia di proposte tra le quali spiccano novità di autori poco eseguiti in Italia, ma molto affermati all’estero.
Per questa nuova produzione, la regia di Irina Brook offre una personale ‘proposizione avversativa’. Non ricalca il già fatto (e l’abusato), ma punta argutamente a (ri)leggere il testo di Bertati, sorpassandolo senza sovrastarlo, seguendo le moderne suggestioni tipiche di una fiction in cui ci si potrebbe imbattere facendo zapping in tv.
A conclusione di una recita della Traviata al LAC di Lugano ci sono tornate in mente alcune frasi dell’indimenticato critico e musicologo Fedele d’Amico, maestro della riflessione nel vivo dell’esperienza interpretativa.
La nuova opera multimediale di Brigitta Muntendorf, messa in scena al Festival di Bregenz, si proiettava nel presente e nel futuro, prendendo le mosse da una immagine del passato, l’omonima, enigmatica incisione di Albrecht Dürer. Una forma di teatro musicale forse solo abbozzata, probabilmente ancora incompiuta, ma che tracciava la strada per nuovi, fecondi sviluppi.
Il Teatro Sperimentale di Spoleto ha vinto un’altra scommessa. Per l’inaugurazione della sua stagione al Caio Melisso ha scelto un gioiello, finora sconosciuto, di metà Novecento, La porta divisoria, opera in cinque quadri di Fiorenzo Carpi su libretto di Giorgio Strehler, tratta da La metamorfosi di Kafka.
“Moro per amore”, l’ultima opera di Alessandro Stradella, composta nel 1681 e ineseguita a causa della morte del compositore a Genova l’anno successivo vittima di un agguato notturno di due sicari ingaggiati, si pensa, per vendicare un tradimento, rivive al Festival Barocco Alessandro Stradella di Viterbo e di Nepi.
L’edizione 2022 del Rossini Opera Festival (fino al 21 agosto) fra il chiasso di colori carnevaleschi e il surrealismo antico di Bosch (“Le Comte Ory”), riflettendo sui temi del femminicidio e della diversità (“Otello”), divertendosi per farseschi umori esilaranti (“La Gazzetta”).
Il cartellone dello Sferisterio di Macerata propone una riflessione sui rapporti biunivoci fra opera e cinema… Erano molte le sollecitazioni suscitate dall’insolito dittico presentato allo Sferisterio, dove al film The Circus di Charlie Chaplin sono succeduti i Pagliacci di Leoncavallo.
Da ventinove anni nell’idillio alpino del Verbier Festival, artisti sconosciuti e stelle del concertismo mondiale vengono a suonare tutti per lo stesso unico cachet nominale. In questi tempi di decadenza politica, di follia, di guerra, ci si sente ancor di più immersi in un’oasi spirituale.
A Martina Franca, per il 48° Festival della Valle d’Itria, che si conclude il 6 agosto, il nuovo direttore artistico, Sebastian Schwarz, ha introdotto per la prima volta un autore russo. E ha scelto, di Sergej Prokof’ev, Le Joueur (Il giocatore).
A Montepulciano, per il 47esimo Cantiere Internazionale d’Arte, è stata prodotta nel Teatro Poliziano la Rita di Gaetano Donizetti. Al calar del sipario, si respirava proprio lo spirito del Cantiere. Pubblico che non finiva più di applaudire, festante così come gli interpreti, chiamati e richiamati al proscenio.
Ogni volta, al Teatro di San Carlo, ascoltare la musica di Rossini è una festa memorabile. Non ha fatto eccezione, si capisce, anche Il Barbiere di Siviglia andato in scena – fino a ieri sera – nello storico allestimento di Filippo Crivelli (ripreso con tutti i crismi da Luca Baracchini), con le scene squisitissime e sognanti di Lele Luzzati.
Se in un tempo non troppo remoto il solo passare dal Teatro alla Scala era indice della “misura” di un interprete, oggi sembra che la preoccupazione che il direttore abbia le caratteristiche o l’esperienza adatte a interpretare l’opera per cui è scritturato non sia più una priorità.
Che “La Voix Humaine” fosse, a buon diritto, uno degli eventi più attesi del cartellone del Festival dei Due Mondi di Spoleto era risaputo. Ma a decretarne il successo, pieno e sfolgorante, ci ha pensato l’eclettica Barbara Hannigan, confermando una volta di più di essere una delle personalità artistiche più eccezionali del nostro tempo. Un autentico dono di bellezza.
Si intitola Mass, messa. Ma non è una messa. È una creazione teatrale sul canovaccio della messa. Non è musica sacra, ma neanche cólta, né rock, né musical: però questi ingredienti ci sono tutti…”Mass, A Theatre Piece for Singers, Players and Dancers” di Leonard Bernstein ha inaugurato, in una serata-evento di caldo successo, la stagione estiva del Teatro dell’Opera alle Terme di Caracalla.
Cinque ore e mezza sono necessarie per rappresentare Les Huguenots (1836) di Giacomo Meyerbeer, pietra angolare nel genere del Grand Opéra, capolavoro di un compositore eclettico… Un successo rinnovatosi nel teatro La Monnaie di Bruxelles, dove l’italiano Evelino Pidò è stato chiamato a stringere le viti della grande partitura.
Il Teatro Comunale di Bologna ha allestito ora, con due anni di ritardo, un Otello di Verdi concepito del regista Gabriele Lavia in origine per il PalaDozza, niente quinte, niente scene. La pandemia bloccò tutto. Ora questo Otello è rincasato nella sala del Bibiena, in una condizione spaziale del tutto diversa.
I Wagner Days sono nati a Budapest nel 2006 con un’idea assai ambiziosa di Ádám Fischer: creare un festival wagneriano di altissimo livello, con allestimenti semi-scenici, fatti su misura per la Sala da concerto Béla Bartók del Müpa (Palazzo della Musica), che ha un’acustica superlativa, una fossa per l’orchestra e un palcoscenico utilizzabile integralmente.
Un segreto timore c’era. Quello di trovarsi di fronte a un altro lavoro tipo le sue partiture rigorosamente minimaliste di molti anni fa spoglie e ipnotiche nei ritmi ripetitivi, e nella compatta massa sonora. E invece no. Per il concerto inaugurale del Festival dei Due Mondi, in Piazza del Duomo a Spoleto Philip Glass ha mostrato un volto diverso.
Approssimandosi nel 2024 il 250° anniversario della nascita di Spontini è stata una bella occasione pellegrinare nell’emiciclo art-nouveau del Théâtre des Champs-Élyseés di Parigi, sotto l’egida del Palazzetto Bru Zane, per riascoltare la più fortunata delle quattro grandi opere a cui Spontini legò la sua enorme fama durante l’Impero e la Restaurazione: La Vestale.
“Il ritorno di Ulisse in patria” è stato allestito a Cremona, dopo 18 anni, per l’inaugurazione del Monteverdi Festival. Come nel 2004, protagonista è quel grand magicien di Ottavio Dantone, alla guida della sua formidabile Accademia Bizantina.
Ricca nelle sue stagioni di titoli rari, spesso dell’età Jugendstil tra Otto e Novecento o di quella romantica una volta di grido com’è stato per Meyerbeer, la Deutsche Oper di Berlino ha portato in scena nientemeno che Der Schatzgräber (Il cercatore di tesori) di Franz Schreker.
Ultim’ora: positivo al Covid Daniele Gatti, le due recite di Ariadne auf Naxos con la sua direzione previste il 16 e il 18 giugno, vengono spostate al 27 e 29 giugno. Confermato il medesimo cast previsto per la prima rappresentazione con Jessica Pratt nel ruolo di Zerbinetta. Qui, la recensione dello spettacolo.
Dopo aver ascoltato al Teatro alla Scala la concertazione e direzione d’orchestra di Frédéric Chaslin della nuova produzione della Gioconda di Amilcare Ponchielli (che mancava da un bel lasso di tempo quando la diresse con caratura imparagonabilmente superiore Roberto Abbado) ci è tornato in mente un brano di Bruno Barilli.
Il Comunale di Bologna ha allestito Luisa Miller e l’ha affidata al polso energico di Daniel Oren. Regìa, scene, costumi e luci erano in capo a un artista bolognese, Mario Nanni (marionanni), che coltiva una sua squisita, totalizzante «poesia della luce» come «comunicazione evocativa attraverso immagini, racconti di luce fatti di icone e simboli».
Il momento clou di un concerto speciale è arrivato quasi alla fine, quando nel sesto movimento del “Quintetto Sospeso” di Giovanni Sollima, lo stesso compositore-interprete palermitano e Mario Brunello hanno abbandonato i loro strumenti, impugnando due più piccoli violoncelli costruiti per loro dalla scultrice Julia Artico, utilizzando fieno raccolto in terra friulana e assemblato ciuffo per ciuffo.
Il gesto non è elegante, ma che importa? Il risultato musicale è senz’altro suggestivo. Debutto romano di Jaap van Zweden, sul podio dell’Orchestra di Santa Cecilia. Ancora non molto conosciuto al grande pubblico in Italia
Il Teatro Comunale di Bologna ha coprodotto con l’Auditorio di Tenerife e i teatri di Oviedo e di Siviglia la Lucrezia Borgia di Donizetti. La regista Silvia Paoli e lo scenografo Andrea Belli surrogano la laguna veneta del prologo e la Ferrara di Alfonso I d’Este in un lurido mattatoio, scena unica, di volta in volta bordello per una squadraccia di repubblichini in foia, séparé sadomaso del despota, sala del trono, lugubre ferale convito. La trasposizione intenderebbe riabilitare la Borgia, la quale, più che un’anima nera, una criminale seriale, sarebbe la vittima di una società maschile dissoluta e feroce che l’ha corrotta in vita ed infamata in morte. (La paura del maschio, per la regista, perseguita Lucrezia fin da bambina: nel preludio orchestrale è Cappuccetto Rosso, e nell’opera vanno e vengono i lupi mannari). Sarà.