Dopo 24 anni di assenza, “I Vespri siciliani” di Verdi tornano al Teatro alla Scala, dal 28 gennaio al 21 febbraio, in un nuovo allestimento firmato da Hugo de Ana. Sul podio Fabio Luisi alla guida di un cast capitanato da Marina Rebeka, Piero Pretti e Luca Micheletti.
A Ravenna con Mozart la Trilogia d’Autunno fa 10
Giovani direttori d’orchestra e giovani voci cresciute Alla scuola della riccardo Muti opera ACADEMY. Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte sono i tre titoli scelti per la decima edizione della rassegna nata nel 2012. Il direttore artistico del ravenna festival, ANGELO NICASTRO, traccia Il bilancio e il profilo di qUesta vera fucina creativa.
C
orreva l’anno 2012 quando Cristina Mazzavillani Muti, anima e fondatrice del Ravenna Festival, ideò un ambizioso progetto operistico: la mise en scène della “trilogia popolare” verdiana (Rigoletto, Il trovatore e La traviata) sullo stesso palcoscenico e in una manciata di giorni.
Così prese forma la prima delle Trilogie d’autunno, la “maratona” lirica al Teatro Alighieri divenuta subito un cult e che quest’anno festeggia la sua decima edizione. Un progetto che è l’approdo naturale di sperimentazioni e produzioni realizzate secondo dinamiche laboratoriali, affidate alla più innovativa e vitale delle risorse su cui punta il Festival: i giovani.
Sono loro, da sempre, i protagonisti indiscussi della Trilogia d’autunno. Una jeune garde di artisti chiamati a misurarsi con il grande repertorio operistico e a tracciare nuove rotte per il futuro del teatro musicale, in un quadro di strategie produttive capaci di conciliare allestimenti agili e funzionali con l’irrinunciabile qualità interpretativa e il rigoroso rispetto del dettato musicale.
Giovani cantanti, che negli anni hanno intrapreso carriere internazionali insieme ai giovani direttori formatisi alla Riccardo Muti Italian Opera Academy, alla guida degli strumentisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.
L’autunno 2022 al Teatro Alighieri è tutto in mood mozartiano, con la celebre triologia nata dall’incontro fra il compositore salisburghese e il librettista Lorenzo Da Ponte, esempio di «un quasi nuovo genere di spettacolo». Ironia, avventurosità, scetticismo, progressismo illuminato e, sopra tutti, il desiderio in tutte le sue forme: «sognante», «cercante», «desiderante».
Ecco i vari elementi che verranno esaltati nei tre titoli mozatiani – Le nozze di Figaro (1786), Don Giovanni (1787) e Così fan tutte (1790) – con la regia Ivan Alexandre firmata per l’allestimento del Drottningholms Slottsteater in coproduzione con l’Opéra Royal de Versailles, e ora in programma a Ravenna dal 31 ottobre al 6 novembre.
In occasione della nuova edizione della Trilogia d’autunno abbiamo incontrato il Direttore artistico del Ravenna Festival, Angelo Nicastro, per conoscere più da vicino queste tre intriganti produzioni.
«In una dimensione di vera e propria fucina artistica, durante le varie prove che si stanno svolgendo qui a Ravenna con grande fermento e grande energia, sento convogliare tante risorse e tante esperienze che vengono da lontano. Questa Trilogia, nata dieci anni fa da una intuizione di Cristina Muti di proporre tre opere legate da un tema unico, in questa edizione è dedicata a una trilogia per antonomasia, quella nata dal connubio di due menti geniali come Mozart e Da Ponte».
L’allestimento, firmato da Ivan Alexandre nel 2015, viene riproposto a Ravenna in un progetto di respiro internazionale.
«Sì, avevo avuto modo di apprezzare la regia di Alexandre a Versailles. L’allestimento prevede un unico impianto scenico, cosa che consente la replica di tre titoli diversi, nello spirito del nostro progetto. La ripresa dei tre titoli coinvolge, oltre il Ravenna Festival, anche l’Opéra National de Bordeaux, il Gran Teatro del Liceu di Barcellona e lo Château de Versailles Spectacles. La produzione nasce già ben definita però qui al Teatro Alighieri lo rimontiamo, dal punto di vista musicale, con un’altra orchestra e con altri direttori».
E qui ci si interseca con la grande storia di Riccardo Muti e del suo rapporto con Mozart.
«Devo dire che nella produzione del Drottningholms Slottsteater abbiamo ritrovato con piacere degli interpreti che sono nati e cresciuti qui, con il Maestro Muti, e che stanno portando avanti una carriera internazionale. Penso ad Arianna Vendittelli, che aveva debuttato nel repertorio di “scuola napoletana”, pochi mesi fa è stata protagonista nel concerto Le Vie dell’Amicizia a Lourdes e Loreto, e sarà Susanna ne Le nozze di Figaro e Donna Elvira nel Don Giovanni. E ancora Anicio Zorzi Giustiniani, che ha esordito con Muti e interpretava già il ruolo di Guglielmo nella produzione che ho visto nel 2017 a Versailles».
Ma ci saranno anche alcuni debutti.
«Abbiamo inserito dei cantanti nuovi rispetto alla produzione originale, nell’ottica laboratoriale che ci contraddistingue. Ci saranno dei debutti per giovani cantanti, anche in ruoli chiave: Christian Federici (Don Giovanni), Clemente Antonio Daliotti (Il Conte di Almaviva). C’è poi il ritorno di cantanti come José Maria Lo Monaco, che interpreterà Dorabella».
Poi i tre giovani direttori che saliranno sul podio dell’Orchestra Cherubini.
«Tre opere e tre direttori. Erina Yashima, che dirigerà Don Giovanni e che viene dalla prima edizione della Riccardo Muti Italian Opera Academy, da quest’anno primo Kapellmeister della Komische Operer di Berlino dopo essere stata per tre anni assistente di Yannick Nézet-Séguin alla Philadelphia Orchestra. Gli altri due direttori sono Giovanni Conti, nominato Kapellmeister del teatro di Krefeld-Mönchengladbach, e la italo-brasiliana Tais Conte Renzetti, che nonostante la loro giovane età stanno dimostrando di avere una profondità di lettura e una grande maturità».
Come si è svolta la collaborazione fra lo staff francese e quello italiano?
«Sono tutti molto entusiasti e c’è una collaborazione splendida. In un momento in cui emergono in Europa criticità e conflitti, la cultura dimostra davvero di poter essere il terreno su cui gli uomini possono incontrarsi e dialogare per costruire bellezza».
La cultura unisce e i messaggi di libertà e di amore presenti nelle tre opere di Mozart-Da Ponte possono assumo forse oggi un significato ancora più forte.
«La cultura, l’Opera, costituisce le nostre radici. Oltre al tema del desiderio e dell’amore, nei tre titoli mozartiani che presenteremo qui a Ravenna sono contenuti messaggi politici importanti, come l’uguaglianza e i diritti dell’uomo. La grande ironia, il disincanto e bonarietà con cui Mozart e Da Ponte leggono le vicende umane, con tutte le debolezze e le fragilità, è anche un modo per riconciliarci con noi stessi».
Mozart, all’inizio della collaborazione con Da Ponte, era appena un trentenne, un po’ come i giovani artisti impegnati nella produzione.
«È incredibile, infatti! E giusto pochi giorni fa abbiamo avuto un incontro con Lidia Bramani e ci siamo soffermati proprio su questo tem. Lo stereotipo del Mozart eterno fanciullo privo di cultura è totalmente smentito dalla Storia e dai fatti: d’altronde, un compositore che scrive con tale profondità e capacità di comprensione dell’umano a soli trent’anni deve per forza avere una maturità straordinaria».
Foto: in cover Così fan tutte © Mats Bäcker; nel testo Le nozze di Figaro © Mats Bäcker e © Zani-Casadio, Don Giovanni © Mats Bäcker