Dopo 24 anni di assenza, “I Vespri siciliani” di Verdi tornano al Teatro alla Scala, dal 28 gennaio al 21 febbraio, in un nuovo allestimento firmato da Hugo de Ana. Sul podio Fabio Luisi alla guida di un cast capitanato da Marina Rebeka, Piero Pretti e Luca Micheletti.
Paolo Borciani 100 anni dopo
IL 21 DICEMBRE 1922 NASCEVA A REGGIO EMILIA il violinista Paolo Borciani, tra i fondatori del leggendario Quartetto Italiano. A partire da questo anniversario importante, Ripercorriamo la destinerranza artistica di una carriera unica, inarrestabile, planetaria: quella del «più bel quartetto, senza ombra di dubbio» che il Novecento abbia conosciuto.
L
a coda di questo 2022 porta con sé un anniversario importante che a nostra volta rimarchiamo per raccontare, di nuovo, la mitica storia del Quartetto Italiano. Sì, perché il 21 dicembre di 100 anni fa nasceva a Reggio Emilia Paolo Borciani, suo fondatore e primo violino.
Più gli anni passano, più il suo ricordo attraverso la formazione assume una connotazione ancora più epica. L’essere considerato tra i migliori quartetti al mondo (se non il numero uno) si riflette nella grandezza dei suoi componenti: a partire dallo stesso Borciani, la cui intelligenza musicale si è espressa anche attraverso l’insegnamento al Conservatorio di Milano.
La vita artistica del Quartetto Italiano, fin dagli inizi, ha ricevuto i connotati della leggenda: dal primo concerto di Carpi, il 12 novembre del 1945, per gli Amici della Musica, due sere dopo a Reggio Emilia. Da allora una carriera irresistibile, unica, perfetta percorse una lunga strada fino ai primi anni Ottanta.
Paolo Borciani, la moglie e secondo violino Elisa Pegreffi, il violoncellista Franco Rossi e il violista Lionello Forzanti si conobbero durante la guerra a Siena nel 1942 e si diedero appuntamento nell’agosto 1945 per incominciare a provare, nell’appartamento di Corso Garibaldi, al numero 32. Una targa di marmo – fatta collocare dal fratello Guido, prezioso custode della storia della mitica formazione – rammenta: «In questa casa nell’agosto 1945 si riunivano per formare il Quartetto Italiano quattro giovani musicisti destinati a dar voce in tutto il mondo e oltre ai grandi Maestri».
In quella stanza si realizzava così il primo atto della carriera folgorante della formazione che, prendendo le mosse dalle macerie della guerra, è diventata anch’essa simbolo della rinascita della nazione. Così scrive Guido Borciani nel suo libro Il Quartetto Italiano – Una vita in musica: «Se la famiglia di Paolo mette a disposizione l’appartamento per lo studio quotidiano, l’Organizzazione Giovanile Italiana di Giuseppe Dossetti -cui aderiscono giovani destinati a diventare famosi come Romolo Valli ed Achille Maramotti (fondatore di Max Mara) – tiene le fila delle operazioni di aiuto e salvataggio».
L’8 febbraio 1947, in sostituzione di Lionello Forzanti che intende dedicarsi al vecchio sogno della direzione d’orchestra, entra a fare parte del gruppo Piero Farulli. Dopo il primo concerto di Mantova, Farulli rimase in formazione per quasi trent’anni fino alla fine degli anni Settanta. Al suo posto entrò Dino Asciolla che lavorò con il Quartetto fino a quando, nel febbraio 1980, il cerchio si spezza.
Paolo Borciani dedicherà gli ultimi anni della sua vita alla versione quartettistica de L’Arte della Fuga, l’enigmatico capolavoro incompiuto di Bach, che porterà al trionfo assieme a Elisa Pegreffi e a due giovani allievi (il violista Tommaso Poggi e il violoncellista Luca Simoncini).
Tanti i premi discografici internazionali assegnati al Quartetto Italiano. I quattro sono stati insigniti dal Presidente della Repubblica della Medaglia d’ Oro ai benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte.
In 35 anni, il Quartetto Italiano ha tenuto circa tremila concerti; tutti le più importanti istituzioni musicali l’hanno ospitato, in tutto il mondo: dall’Argentina all’Austria, dal Belgio al Brasile, dal Canada all’Egitto, dall’Israele al Kazakistan, dalla Norvegia al Sud Africa. Tournée memorabili. Viaggi per circa 1.300.000 km.
Per quanto riguarda il repertorio: nel 1972 completano l’integrale di Mozart e nel 1973 l’integrale di Beethoven, mentre l’ultimo quartetto di Schubert, il monumentale D 887, dovrà attendere il 1977. Si compirà così la piena maturazione del quartetto, che negli ultimi anni di vita si dedicherà quasi esclusivamente a programmi monografici ispirati a Schubert ed a Beethoven.
A distanza di oltre 30 anni, le sue esecuzioni immortalate da quelle preziose incisioni, vivono come punto di riferimento assoluto a testimonianza della traccia profonda lasciata nella storia dell’interpretazione, così che le parole scritte da Virgil Thomson sulla New York Herald Tribune del 5 novembre 1951, all’indomani del concerto di esordio, rimangono una profezia destinata ad andare oltre i limiti del tempo: «il più bel quartetto, senza ombra di dubbio, che il nostro secolo ha conosciuto».
È proprio il 1951, l’anno che apre al Quartetto Italiano nuovi orizzonti musicali e geografici. Suona ai Festival di Edimburgo e di Salisburgo, dove incontra Wilhelm Furtwängler per un lungo colloquio notturno, trasformandosi in lezione straordinaria. Debutta negli USA dove, fino al 1977, tornerà un’altra decina di volte. In particolare nel 1953 (tra USA e Canada) tiene 59 concerti, 13 dei quali soltanto a New York.
I «quattro Peter Pan della musica», come li definì Giulio Confalonieri, hanno avuto il merito di «cancellare una certa tradizione interpretativa ed esecutiva, per cui sono riusciti a rendere Schubert e Beethoven meno viennesi, Brahms meno tedesco, Ravel o Debussy meno francesi. Certe esecuzioni di lori brani, hanno acquistato una vasta universalità, in un certo senso si sono impregnanti di una sorta di identità europea».
Alla base del “fenomeno Quartetto Italiano” vi è, ben al di là di una tecnica individuale e d’insieme prodigiosa e nel rispetto rigoroso del segno musicale, la fusione del canto all’italiana con la profondità del pensiero musicale tedesco in una sintesi che nasce da una tormentata, quasi faustiana ricerca.
Da questi fatti pubblici e privati del celebrato quartetto d’archi nasce il docufilm di Nino Criscenti Quartetto Italiano. Una lezione di stile.
A distanza di due anni dalla scomparsa di Paolo Borciani, avvenuta il 5 luglio 1985, per onorarne la memoria è stato fondato nel 1987 il Concorso Internazionale per Quartetto d’Archi “Premio Paolo Borciani per decisione unanime della Giunta Comunale di Reggio Emilia. Il Premio è oggi diventato uno dei concorsi più importanti e qualificanti al mondo. Si svolge ogni tre anni al Teatro Valli, promosso e organizzato dalla Fondazione I Teatri in Reggio Emilia.