Dopo 24 anni di assenza, “I Vespri siciliani” di Verdi tornano al Teatro alla Scala, dal 28 gennaio al 21 febbraio, in un nuovo allestimento firmato da Hugo de Ana. Sul podio Fabio Luisi alla guida di un cast capitanato da Marina Rebeka, Piero Pretti e Luca Micheletti.
L’opera non è vecchia
Teresa Iervolino, MeZzosoprano, 33 anni e una carriera DIVENTATA ormai internazionale. Ha da PocO debuttato al liceu di barcellona come ADalgisa in NORMA. AMA IL “BAROCK” perchÉ in realtà è “contemporaneo” e le eroine del melodramma perché sono donne (O ragazze) come lei.
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eresa Iervolino è una delle voci più interessanti del momento. Artista dal carattere tenace, poco più che trentenne – nata a Bracciano nel 1989 – vive un momento assai favorevole per la sua carriera, scandita fin dagli esordi da riconoscimenti internazionali che l’hanno portata a calcare le scene dei più prestigiosi teatri e festival europei.
Fra i ruoli di maggior successo spiccano Rinaldo nell’eponima opera di Händel, Maffio Orsini in Lucrezia Borgia di Donizetti, Angelina ne La Cenerentola e Arsace nella Semiramide di Rossini, Diana ne La Calisto di Cavalli.
Recentissimo è il debutto al Gran Teatre del Liceu di Barcellona, dove ha trionfato nella Norma di Bellini diretta da Domingo Hindoyan, con la regia di Àlex Ollé, interpretando Adalgisa (nelle foto sotto), ruolo che aveva già affrontato sotto la direzione di Daniel Oren.
Durante gli anni della sua formazione fino ai risultati pregevoli raggiunti, quali sono stati i momenti più significativi per la sua carriera?
«Nel cammino di ogni artista, e di ogni persona, ci sono momenti significativi. Ricordo con grande piacere quando ho vinto il concorso di canto AsLiCo. Da quel momento ho iniziato a calcare i palcoscenici, a respirare l’aria del teatro, a vivere pienamente quest’arte. L’AsLiCo mi ha dato tanto: è una realtà che mi ha formato. Inizialmente ho studiato pianoforte e composizione perché in volevo dedicarmi alla direzione d’orchestra. Contestualmente studiavo anche canto lirico. Poi, però, ho dovuto prendere una decisione e il canto ha prevalso, mi ha conquistata. Era il 2011 [anno del diploma in canto al Conservatorio “Cimarosa” di Avellino ndr] e da quel momento ho iniziato a partecipare a concorsi».
Altri momenti importanti?
«Sono sicuramente legati ad alcuni debutti, per esempio in Maometto II al Teatro dell’Opera di Roma, fra i più emozionanti che io ricordi anche perché è uno dei ruoli più difficili per un contralto rossiniano. E poi al Teatro di San Carlo, nella mia città».
E dopo una serie di successi importanti, come vive la sua attività artistica?
«Noi cantanti abbiamo il privilegio di essere servi dell’arte».
È bella questa sua espressione…
«Facciamo parte di un mondo privilegiato nel quale, attraverso un linguaggio universale comprensibile a chiunque, possiamo arrivare al cuore delle persone e muovere dentro l’animo umano qualcosa che viene sopito nella quotidianità».
Il teatro è la metafora della vita. È sempre attuale, anche quando racconta una storia antica di secoli.
«Certo, è così. Per esempio il barocco, che io chiamo scherzosamente barock, è molto più contemporaneo di quanto si pensi, con le sue tematiche spesso molto attuali. La magia sta nel rendere il teatro – che è uno straordinario mezzo di comunicazione, di energie e di emozioni – il più comprensibile possibile. La trama della Norma è molto comune ai nostri giorni. Nella vita reale capita spesso che due persone si allontanino non per mancanza d’amore, ma per seguire ciascuna il proprio cammino e che, nonostante l’amore, uno dei due scelga di non sacrificare la propria libertà. Un tema quanto mai contemporaneo per noi donne ancora impegnate a lottare per l’indipendenza, per la libertà di decidere della propria vita: tutti aspetti del mondo femminile che troviamo raccontati già in quest’opera di Bellini. Di esempi come questo se ne potrebbero fare tanti altri. L’opera non è vecchia. Anzi, tutt’altro. Molto dipende dal modo in cui noi interpreti affrontiamo questi capolavori: dalla nostra capacità di trasmettere al pubblico in modo efficace ciò che narriamo in scena».
È interessante soffermarsi su aspetti del mondo femminile presenti nelle opere e sulle affinità con il nostro tempo.
«Nel teatro d’opera ce ne sono davvero tanti. Ritornando alla Norma belliniana, per esempio, il personaggio di Adalgisa potrebbe essere paragonato a una ragazza contemporanea di provincia che non ha conoscenza del mondo, né di quanto la vita può essere difficile e complicata. Nel momento in cui si affaccia al mondo, scopre cose che la devastano e preferisce rimanere legata alla sua realtà. Ecco, Adalgisa sceglie di restare legata al suo popolo piuttosto che seguire un uomo pronto a tradirla alla prima occasione. E nella vita reale quante volte capita a tante ragazze di trovarsi in una situazione di dubbio e di non sapere quale decisione prendere?».
C’è stato qualcuno in particolare che l’ha incoraggiata nella sua scelta di dedicarsi al canto lirico?
«Di fronte ad una scelta importante i dubbi possono essere tanti, tuttavia c’è sempre qualcuno che segue il nostro cammino e al momento giusto ci aiuta a capire chi siamo. La persona che mi è stata vicina, tantissimo, è il musicologo Paologiovanni Maione, persona meravigliosa, docente di Storia della musica al Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli. Ricordo le sue parole in occasione di un mio esame al Conservatorio di Avellino, dove all’epoca insegnava: “Tu devi andare oltre, devi volare perché la tua voce, la tua personalità e la tua arte ti permetteranno di dare tanto”. Ancora oggi, ogni qualvolta mi sento un po’ smarrita, ricorro alle sue parole e sprono me stessa ad andare avanti e donare arte attraverso la mia voce. Oggi Maione è anche un carissimo amico col quale collaboro in progetti soprattutto di musica antica, mi dà sempre tanta forza. Ecco, lui è stata la persona che mi ha spinta a diventare e a essere l’artista che sono. Non dimentico, però, il mio papà, in assoluto la prima persona che ha creduto in me, sempre, e lo fa tuttora».
Tornando alla sua voce, lei è a suo agio nel belcanto, ma c’è un repertorio diverso che le piacerebbe esplorare e qualche opera in particolare?
«Io canto molto il repertorio del Settecento, canto molto anche Rossini, Donizetti, Bellini. Dopo questa produzione al Liceu, a ottobre sarò a Monaco di Baviera in uno dei teatri che amo di più al mondo, e dove ho già cantato, per cantare in Lucrezia Borgia. I ruoli che vorrei debuttare sono tanti. Esistono capolavori anche sconosciuti e che sarebbero da esplorare. Ho qualche sogno nel cassetto… Nel futuro, chissà, forse potrò debuttare in qualche ruolo verdiano. Uno che mi piace tanto è Preziosilla ne La forza del destino. Un altro che mi piacerebbe moltissimo interpretare è la Carmen di Bizet. Magari un giorno arriverà l’occasione. Per interpretare un ruolo bisogna mettersi nei panni di quel personaggio, avere anche la maturità per caratterizzarlo».
Che cosa si prova un attimo prima di entrare in scena?
«In quell’attimo prima di varcare la soglia del palcoscenico dimentico Teresa e, come se mi calasse addosso il personaggio, dico a me stessa: sono Adalgisa, sono Isabella. Divento il personaggio stesso, pronta a donare qualcosa di diverso rispetto a ciò che Teresa può donare nella vita comune».
Qual è il palcoscenico dove si è sentita più “a casa” finora: dove si è sentita libera di essere il personaggio che interpretava?
«Sono tanti e l’elenco sarebbe lungo. Per citarne alcuni posso dire il Teatro Real di Madrid, La Fenice di Venezia. Ma anche il teatro di Monaco di Baviera o l’Opera di Roma. In tutti questi, mi sono sentita accolta splendidamente».
Prossimi impegni?
«Avrò il piacere di tornare alla Bayerische Staatsoper per Lucrezia Borgia: l’ultima volta che ci sono stata ho avuto l’onore di cantarla con la grande Edita Gruberová. Poi andrò ad Amsterdam dove interpreterò Cornelia nel Giulio Cesare in Egitto di Händel e in seguito sarò di nuovo a Monaco per La Calisto di Cavalli, che ho già cantato anche al Teatro Real. Il prossimo anno, inoltre, al Klangvokal Musicfestival di Dortmund canteròIl Giuramento di Francesco Saverio Mercadante, opera molto interessante che sto già studiando. Durante la pandemia, insieme a Paologiovanni Maione e al maestro Francesco Pareti, abbiamo realizzato il disco La fidanzata del demonio, appena uscito, una selezione di arie da camera di Mercadante: romanze, barcarole e canzonette. La musica del compositore altamurano è eclettica, ricca di sfaccettature e di colori. Mi piace davvero tantissimo».
Foto Cover: ©Michele Monasta