È

lui il Mozart del secolo XIX, il più limpido musicista che per primo ha chiaramente viste e riconciliate le contraddizioni dell’epoca». Aveva ragione Schumann, perché gli aspetti più tumultuosi e perturbanti del Romanticismo in Mendelssohn vengono sublimati. La sua poetica musicale è elegante, misurata, limpida nell’invenzione melodica, chiara e leggibile nel percorso armonico, simmetrica e sempre compiuta nella struttura. 

Nonostante diversi elementi di novità, Mendelssohn non altera la forma classica della sinfonia, seguendo gli ideali beethoveniani di arte come strumento di solidarietà, aggiungendo però un pizzico di fiabesco e pittoresco esotismo, sulle orme di Weber col suo Franco Cacciatore. Cosa che gli permette di integrare nei suoi lavori elementi nuovi dal punto di vista timbrico-armonico, incantando l’ascoltatore senza spingersi agli “estremi”. 

Mendelssohn, bambino prodigio, scrive la prima sinfonia a soli quindici anni. Quattro anni e numerosi tentativi dopo, conosce un enorme successo a Londra (1828). Subito dopo, parte per un breve viaggio nella vicina Scozia e scrive la sua terza Sinfonia, dai toni introspettivi e pensosi. Senz’altro diversa rispetto alla successiva, la solare “Italiana”.

Daniele Gatti, alla guida dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, propone l’integrale delle Sinfonie mendelssohniane, in un ciclo di concerti nell’arco di due settimane all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino. Si inizia questa sera e domani (11 e 12 gennaio) con la Prima e la Terza (“Scozzese”); lunedì 16 gennaio con la Seconda (“Lobgesang”); giovedì 19 e venerdì 20 gennaio con la Quarta (“Italiana”) e la Quinta. Gli appuntamenti saranno trasmessi anche su Rai5, Radio3 e in streaming.

Gatti, recentemente designato prossimo Direttore musicale della Staatskapelle di Dresda, offre così l’occasione di entrare nel laboratorio creativo di un grande compositore tedesco, testimone di un’evoluzione artistica sorprendente. Composte in un arco di sedici anni, fra un’adolescenza prodigiosa e una fiorente maturità, i cinque capolavori di Mendelssohn procedono, infatti, tra l’accettazione dei modelli storici e la sperimentazione di forme e linguaggi nuovi.

Nicolò Clementi