Dopo 24 anni di assenza, “I Vespri siciliani” di Verdi tornano al Teatro alla Scala, dal 28 gennaio al 21 febbraio, in un nuovo allestimento firmato da Hugo de Ana. Sul podio Fabio Luisi alla guida di un cast capitanato da Marina Rebeka, Piero Pretti e Luca Micheletti.
La mia stella è la mia verità
Vitali Alekseenok, direttore d’orchestra, 31 anni, una carriera in Ascesa dopo la Vittoria al concorso toscanini, ha debuttato al Teatro alla Scala con “Il Piccolo Principe” di pierangelo valtiNONI. Bielorusso, giovane uomo del suo tempo E artista politicamente impegnato, DIRETTORE ARTISTICO DEL FESTIVAL DI KHARKIV NELL’UCRAINA IN GUERRA, si batte con convinzione per libertà e democrazia.
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ato in Bielorussia nel 1991, Vitali Alekseenok non è solo un direttore d’orchestra raffinato e dalla estrema profondità di pensiero ma anche un giovane artista politicamente impegnato, che lotta per la libertà e la democrazia in tempi in cui la violenza e la guerra, giorno dopo giorno, mette a repentaglio ogni possibile armonia.
Da anni abita in Germania, ma nel suo cuore è sempre viva la fiamma della patria, che divampa nel recente libro Die weißen Tage von Minsk (Fischer 2021) in cui vengono raccontate le paure e le speranze di tutto il popolo bielorusso.
Formatosi tra San Pietroburgo e Weimar, perfezionandosi negli anni con Bernard Haitink, Bruno Weil e Rüdiger Bohn, debutta in Italia nel 2019 dirigendo Rigoletto al Teatro Mancinelli di Orvieto, ma il suo talento è sotto i riflettori di pubblico e critica con la vittoria dell’undicesima edizione del Concorso Internazionale “Arturo Toscanini”.
Il 23 ottobre 2021, al Teatro Regio di Parma, alla presenza di una commissione speciale formata da rappresentanti di fondazioni lirico-sinfoniche, teatri di tradizione e festival italiani, Alekseenok viene premiato da una giuria internazionale presieduta da Fabio Luisi e composta da Augusto Techera (Teatro Colón di Buenos Aires), Roland Adler (Semperoper di Dresda), Richard Hetherington (Royal Opera House di Londra), André Comploi (Teatro alla Scala, Milano), Jesús Iglesias Noriega(Palau de les Arts di Valencia), John Fisher (Metropolitan Opera New York) e Alberto Triola (Sovrintendete e Direttore Artistico de La Toscanini).
Dalla stagione 2020-2021 insegna direzione d’orchestra presso la Hochschule für Musik und darstellende Kunst Frankfurt e nel giugno 2021 è stato nominato direttore artistico del Kharkiv Music Fest, impegnandosi nel creare ponti culturali tra le diverse regioni dell’Ucraina e gli altri Paesi, pianificando attività concertistiche ed educative.
Fondatore e direttore artistico dell’ensemble Paradigme, specializzato nel repertorio del XX e XXI secolo, è Kapellmeister della Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf e, dalla scorsa stagione, direttore principale della Monferrato Classic Orchestra. Invitato al Rossini Opera Festival per un concerto lirico-sinfonico, a breve inaugurerà la Stagione sinfonica del Teatro Bellini di Catania, dove ha già diretto il concerto di Capodanno.
E intanto ha debuttato al Teatro alla Scala per la prima esecuzione assoluta dell’opera Il Piccolo Principe, in scena con la sua direzione fino al 31 ottobre (lo spettacolo si replicherà poi a novembre e fino a marzo prossimo).
Una nuova commissione scaligera al compositore Pierangelo Valtinoni e al librettista Paolo Madron che celebra il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry (nel 2023 si festeggeranno gli 80 anni dalla prima pubblicazione newyorkese) per il ciclo Grandi opere per piccoli, interpretata dai solisti e i complessi dell’Accademia del Teatro alla Scala.
Incentrato sui temi del viaggio, dell’iniziazione e del distacco, il famigerato, amatissimo racconto di formazione, tradotto in 300 lingue, è diventato alla Scala un’opera sognante con la regia di Polly Graham.
«Mi domando se le stelle siano illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua». Così leggiamo ne Il Piccolo Principe. E allora ti chiedo: qual è la tua stella, Vitali?
«La mia stella è la mia verità. Ho sempre creduto di non poter essere un artista vero senza essere anche politicamente impegnato. Questo significa essere onesto con me stesso, ed è molto importante».
In primavera, nel pieno della guerra in Ucraina, hai aperto il Kharkiv Music Fest.
«Ero stato a Kharkiv qualche mese prima della guerra ma nessuno poteva minimamente immaginare che potesse succedere una catastrofe del genere, di lì a poco. Ad ogni modo, a guerra iniziata, siamo comunque riusciti a fare quattro concerti: uno in metropolitana, uno in un bunker e due in ospedale. La gente si era rifugiata in quei luoghi già da due mesi, senza mai uscire. Per loro ascoltare la nostra musica è stato come bere un sorso di acqua fresca».
Nell’orrore della guerra, quindi, il potere della musica può diventare ancora più forte.
«L’arte, e la musica in particolare, aiuta molto. L’arte mi aiuta molto. A Kharkiv ho capito che, anche durante le situazioni più terribili, è importante continuare a fare arte. Ed ecco perché continuo a dirigere e a fare musica. Io sono un artista, prima di tutto, e un uomo che vuole parlare alla gente, che vuole trovare un verità che ci unisca, attraverso la musica».
Solo pochi giorni fa è stato assassinato il direttore ucraino Yuriy Kerpatenko dalle truppe di occupazione russe. Un evento tragico che ci fa riflettere molto sul ruolo della musica in questi tempi difficili.
«Leggere questa notizia mi ha profondamente rattristato. Quanto accaduto dimostra che, ancora oggi, purtroppo si muore per la musica, ma si muore anche per la patria. Yuriy Kerpatenko non voleva partecipare agli eventi organizzati dagli occupanti russi e per questo è stato assassinato. Kerpatenko è stato ucciso per la musica e per la patria: per il suo essere e voler rimanere una persona umana e un ucraino. Dunque, la musica ha ancora un potere. Certo, la musica può essere usata dalla propaganda, può essere utilizzata da un regime, ma la musica può anche resistere, e possono farlo anche i musicisti».
Che cosa ha rappresentato per te la vittoria al Concorso per giovani direttori d’orchestra “Arturo Toscanini” di Parma?
«Sono felicissimo di aver vinto il Concorso Toscanini (nella foto sotto), perché mi ha dato un grande riconoscimento sia in Italia che in ambito internazionale. Sono molto lieto che grandi direttori, sovrintendenti e artisti presenti durante la finale, come Fabio Luisi ed Ernesto Palacio, abbiano visto che posso dirigere l’opera lirica a un livello molto alto. Io amo dirigere l’opera ed è quello che voglio fare, anche in futuro».
E il tuo debutto al Teatro alla Scala è stato un successo, accolto con entusiasmo.
«È stato molto emozionante e un grande onore essere stato chiamato al Teatro alla Scala, un tempio della lirica che ha una storia gloriosa e un livello artistico straordinario. Per questo, mi sono sentito stimolato a fare del mio meglio per essere a quel livello. Ho voluto fare musica in maniera “indimenticabile”, per così dire, per tutti i bambini».
Eppure, il racconto di Saint-Exupéry non parla solamente ai bambini.
«Certo, e anche quest’opera parla a un po’ tutti. La musica del Maestro Valtinoni è in alcuni tratti seria, ma anche divertente. Ogni personaggio è molto profondo e decisamente vivo, e questo aspetto senz’altro è piaciuto agli spettatori».
Come è stato il lavoro con Polly Graham?
«Con lei abbiamo creato una intesa bellissima, lavorando sempre insieme e trovando, insieme, un’unica via. Questa è una produzione dai tanti colori, e tutti questi colori li ho voluti esaltare musicalmente, insieme a tutti gli artisti coinvolti: gli accenti, le parole, i caratteri».
Come ci insegna Il Piccolo Principe, conoscere non è dimostrare o spiegare, ma accedere alla visione. Da giovane direttore, qual è la tua visione artistica per il futuro?
«Vorrei approfondire le mie competenze nel campo della direzione d’orchestra, soprattutto per quello che riguarda il teatro d’opera. Ma vorrei anche sviluppare competenze in ambito vocale, per lavorare sempre meglio con i cantanti. In qualità di Kapellmeister stabile a Düsseldorf avrò la possibilità di essere presente in una stessa città per un lungo periodo – cosa non concessa, invece, a un direttore ospite – e in questo modo sicuramente riuscirò a crescere. Ecco, crescere è per me davvero una parola molto importante».
Foto: in cover un ritratto di Vitali Alekseenok © Elza Zherebchuk