Dopo 24 anni di assenza, “I Vespri siciliani” di Verdi tornano al Teatro alla Scala, dal 28 gennaio al 21 febbraio, in un nuovo allestimento firmato da Hugo de Ana. Sul podio Fabio Luisi alla guida di un cast capitanato da Marina Rebeka, Piero Pretti e Luca Micheletti.
Elzeviro per Madame
Un manoscritto trovato su Ebay dal clavicembalista Christophe Rousset ci riporta al tempo degli amori fra la contessa di Rochefort-Théobon e il Re Sole, in una Versailles in cui tutto era sfarzo e teatralità. Oggi quella raccolta È tornaTA a risuonare diventando un disco cult.
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uella mattina Madame la Comtesse doveva essersi alzata di ottimo umore, dolcemente ispirata. Un vago trillo nell’aria, come uno zirlo di cardellino. Un vezzoso mordente, come un plissé inamidato del vestito. Non solo minuetti altolocati, in tutta l’ala del palazzo anche il popolare rigaudon aveva avuto licenza di muovere, svelto, il proprio passo. Lydie de Rochefort-Théobon (1638-1708) era lì che macinava note su un clavicembalo a due manuali. Sorrideva fra sé, con tenerezza. Poi socchiudeva gli occhi, per un attimo impercettibile, e sospirava.
Demoiselle d’honneur della Principessa Palatina Elisabeth-Charlotte, Madame poteva permettersi a ogni ora confidenze e malizie in punta di ventaglio. Lei che le regole per sopravvivere a Versailles le conosceva meglio del suo corsetto. Sapeva quante volte il marito dell’amica, il Duca d’Orléans, si rifugiava voglioso sotto il baldacchino dello Chevalier di Lorena, o quanto la Marèchale de Clérembault e la Marquise de Bayon spendessero in gioielli. Il giorno destreggiandosi fra schiere di cortigiani incanagliti e la sera attendendo impaziente una visita del Re Sole, tête-à-tête, con marcio dispetto di Madame de Montespan, inviperita.
Lydie amava il teatro ed era una “dilettante” di gran talento. Ecco perché desiderava raccogliere le sue musiche predilette in un volume. «Per il sollazzo del mio re» pare fosse la motivazione – almeno così aveva riferito un valletto un po’ indiscreto. Trascrizioni, si capisce, ma assai ben fatte. Brani di Jean-Baptiste Lully, Jacques Champion de Chambonnières, Pierre Gautier, Jean-Henri d’Anglebert, Nicolas Lebègue e di altri di cui oggi non ricordiamo neppure i nomi.
Da Parigi, finalmente, quella mattina era arrivato: un florilegio di ottanta brani, in novantacinque fogli manoscritti splendidamente rilegati. Musiche fra le più belle del suo tempo dorato, lì solo per lei. Per svagarsi e sognare, nel suonarle. Come la Ciaccona di Arlecchino, da Le Bourgeois gentilhomme, che le ricordava le sere festose al castello di Chambord, nel 1670, e i primissimi fugaci sguardi con il suo Louis, che più tardi avrebbe amato follemente per quattro anni, travolgenti.
Un puro oggetto d’affezione quel suo album musicale, di quelli che si conservano con ammirevole gelosia. Dunque, mai, davvero, Madame Théobon avrebbe potuto pensare che potesse essere sfiorato da altra mano. Sono cose che non passerebbero neppure per la testa. Figuriamoci poi per la testa di una contessa come lei, che non ha di sicuro il tempo per badare all’impertinenza di un destino capriccioso.
Eppure, così è stato. Perché nel 2004 il clavicembalista Christophe Rousset ha acquistato il manoscritto. A un’asta? Macché. E dove? Semplicemente, su Ebay. Una liberalità mai creduta possibile. Il fatto potrebbe destare una tal quale meraviglia – diciamolo pure, a buon diritto. Ma la cosa ancora più curiosa è che l’inserzionista, redigendo una maldestra didascalia, aveva postdatato il volume di circa un secolo. Ahi, povera Lydie, se l’avesse saputo!
Le Manuscrit de Madame Théobon oggi è tornato a risuonare dopo secoli di oblio, in un doppio cd Aparté. Un autentico gioiello che è già un cult. Il formidabile clavicembalista e direttore francese – leader dell’ensemble Les Talens Lyrique, che festeggia quest’anno 30 anni di attività – suona per l’occasione il suo splendido Nicolas Dumont del 1704, finito di restaurare nel 2016 da David Ley. Così, pagina dopo pagina, Rousset ci racconta gli amori e le grandezze di Versailles.
Nell’incisione i brani non seguono l’ordine originale previsto da Madame ma vengono raggruppati per tonalità, tracciando una sottile drammaturgia dei suoni. Ascoltandoli, ci sembra di rivivere tutte le sfumature dell’epoca louis-quatorzienne, fra spettacoli pirotecnici e tragédies lyrique, tradimenti e divertissements, intrighi di corte e ballets de cour. Già sembra festeggiare nelle nostre pupille il rigoglio cromatico dei dipinti di Le Brun, già protendiamo l’orecchio verso le graffianti irriverenze di Molière e ci emozioniamo godendo dei frutti melodiosi dell’arte di Lully.
Nelle foto: il manoscritto di Madame Théobon aperto sul leggio del clavicembalo Nicolas Dumont (1704) e un ritratto di Christophe Rousset © Eric Larrayadieu; Jean Garnier, Claude Lefebvre, Allegoria di Luigi XIV, Protettore delle Arti e delle Scienze (1670-72) © Château de Versailles.