Dopo 24 anni di assenza, “I Vespri siciliani” di Verdi tornano al Teatro alla Scala, dal 28 gennaio al 21 febbraio, in un nuovo allestimento firmato da Hugo de Ana. Sul podio Fabio Luisi alla guida di un cast capitanato da Marina Rebeka, Piero Pretti e Luca Micheletti.
Alchimie torinesi in musica
In un universo di trasformazioni, l’Orchestra Filarmonica di Torino, che festeggia 30 anni, si rinnova e dedica alle alchimie la sua nuova Stagione di Concerti, In programma fino al 6 giugno 2023, puntando sui giovani talenti e a diffondere l’arte in tutte le sue forme. Abbiamo incontrato il presidente e direttore artistico Michele Mo.
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orino città magica, ricca di fascino e di mistero. Secondo molti, punto di incontro fra gli ideali triangoli della magia bianca (con Lione e Praga) e di quella nera (con Londra e San Francisco). Un mix di leggende distillato negli alambicchi della Storia, al fuoco lento di un esoterismo oscillante fra la “demoniaca” Piazza Statuto e la chiesa della Gran Madre, fra il Museo Egizio e la Mole Antonelliana.
Beute, salnitri e pozioni ci parlando di trasformazioni mercuriali, di elevazioni spirituali, di aneliti profondi di rinnovamento, come al tempo dei grandi alchimisti. E sono appunto le alchimie le grandi protagoniste della nuova Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, eccellenza del capoluogo piemontese che quest’anno ha festeggiato i suoi 30 anni di attività. In un mondo che costantemente si trasforma, l’OFT rinnova dunque sé stessa con una proposta decisamente accattivante, ripercorrendo antiche vie sapienziali con spirito e sentimento contemporaneo.
Ogni appuntamento è dedicato a un elemento alchemico – collegato, come da tradizione misterica, a uno specifico pianeta. Dopo la serata inaugurale del 25 ottobre, intitolata programmaticamente Pietra Filosofale con il direttore musicale della OFT, Giampaolo Pretto, e il concerto cameristico del 29 novembre (Rame – Venere), il cartellone del nuovo anno vedrà una serie di appuntamenti dalla sicura fascinazione. I concerti si tengono il martedì sera al Conservatorio “Giuseppe Verdi”, le prove generali il lunedì pomeriggio al Teatro Vittoria e le prove di lavoro la domenica mattina a Più SpazioQuattro.
Nel 2023 spiccano il concerto Piombo-Saturno (7 febbraio) con protagonista il violoncellista Ettore Pagano e quello Argento-Luna con la direzione di Alessandro Cadario (14 marzo). Grande spazio è riservato alle nuove generazioni di virtuosi. In Stagno–Giove (18 aprile) Pretto torna sul podio dell’OFT guidando il violinista Luka Faulis, il cui suono è stato definito «da un milione di dollari» (Pinchas Zukerman). Creatività, fuoco e volontà contraddistinguono l’appuntamento del 7 maggio: in Oro-Sole il torinese Gabriele Carcano esegue il Concerto n. 27 di Mozart e il Concerto n. 2 di Beethoven. Chiude la Stagione il concerto Ferro-Marte (6 giugno) con il clarinettista Kevin Spagnolo, nel segno del dinamismo.
Parallelamente alla Stagione di Concerti, l’Orchestra Filarmonica di Torino porta avanti diverse attività, in un’ottica di diffusività e condivisione della bellezza e dell’arte: dal progetto OFT Lab alla rassegna Leggere la Classica al Circolo dei Lettori di Torino; fino alle collaborazioni – rinsaldate per il quinto anno consecutivo – con la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, il Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica, che proporranno visite guidate al proprio patrimonio museale ispirate dai concerti della Stagione OFT.
Per conoscere più da vicino queste affascinanti alchimie, abbiamo incontrato il presidente e direttore artistico della OFT, Michele Mo.
Come nascono le vostre “Alchimie”?
«L’idea dell’alchimia – anzi, della fucina alchemica – nasce da alcune considerazioni che abbiamo fatto rispetto a quella che è la nostra mission fondamentale: quella cioè di coltivare tutta una schiera di giovani musicisti, che noi selezioniamo e innestiamo all’interno della Filarmonica.
Questo è un lavoro che richiede tempo e, via via, crea qualcosa di magico, inevitabilmente. Un po’ come una antica bottega dell’alchimista, in cui i vari elementi andavano trasformandosi nel tempo – durante le tre fasi della nigredo, della rubedo e della albedo.
La simbologia di questa “trasmutazione dei metalli” può essere riferita senza problemi alla musica, al lavoro sulla partitura, e ovviamente ai singoli musicisti. Un direttore, un concertatore, un interprete, nel preparare un programma da concerto, attraversa sempre una fase di “scomposizione”, di “purificazione” e un “riassemblamento” finale».
Un percorso quasi esoterico...
«Nel lavoro d’orchestra c’è un’idea forte di crescita – di ricerca ininterrotta della pietra filosofale, se vogliamo. Ecco spiegati anche i titoli dei concerti che, seguendo il linguaggio alchemico, portano i nomi dei diversi metalli, ai quali sono collegati – come nella antica tradizione – altrettanti pianeti del sistema solare. E tutto questo si riflette anche, naturalmente, sulla scelta dei programmi».
Crede che la musica possa favorire una “trasmutazione” della nostra società contemporanea?
«Come fa ormai da tempo, l’OFT ama offrire una suggestione forte già attraverso il titolo della Stagione, e poi di ogni singolo concerto, inducendo l’ascoltatore a porsi in una dimensione di ascolto particolare. D’altronde, tutti i concerti sono preceduti da un testo di Lorenzo Montanaro: questi testi, scritti appositamente per le varie serate, diventano un ulteriore aiuto per calarsi pienamente nella atmosfera del programma.
Prendiamo ad esempio il concerto di febbraio, intitolato “piombo” e legato al pianeta Saturno. Protagonista sarà il violoncello di Ettore Pagano. Il violoncello è uno strumento un po’ saggio, con quella sua voce molto suadente. Ecco, questa sorta di plumbea “pesantezza” si trasformerà però comunque in assoluta bellezza, sulle note di Čajkovskij e Grieg.
Io sono convinto che quando una persona va a sentire un concerto esce con qualcosa di più nell’anima, rispetto a quando è entrata. E in questa Stagione il pubblico potrà davvero entrare nel laboratorio di un alchimista e di uscire arricchito con qualcosa di prezioso, fosse anche solo una notizia, una intuizione».
E con il concerto intitolato “pietra filosofale” si è aperta la nuova Stagione.
«Per l’inaugurazione abbiamo messo al centro la Natura, con la quale si può realizzare in un certo senso la “quadratura del cerchio”. L’abbiamo voluta omaggiare con tre pastorali molto diverse fra loro: quella di Stravinskij (1907), la Pastorale d’été di Honegger (1920) e la straordinaria Sesta Sinfonia di Beethoven.
In fondo, l’uomo cerca di arrivare chissà dove, ma poi si accorge che la è Natura a creare tutto. E in un momento storico di sconvolgimento come quello che stiamo vivendo abbiamo più che mai bisogno di un ritorno alla Natura, di un ritorno a qualcosa di semplice che possa riscaldare i nostri cuori».
Percorrendo ancora il sentiero dell’allegoria esoterica… Da “iniziati” ai Misteri della Musica, i membri della OFT accoglieranno nel corso dei prossimi mesi una serie di giovani solisti ospiti, quasi dei “Mercurî dormienti” in attesa di compiere, insieme a voi, un “percorso di trasformazione”.
«Un tratto fondamentale della OFT è stato sempre quello di sviluppare dinamiche che creino l’occasione di far conoscere al pubblico di Torino dei musicisti validissimi, già affermati, certo, ma ancora non di grido. Per esempio, qualche anno fa abbiamo attivato una importante convenzione con il prestigiosissimo Concorso Internazionale Carl Nielsen ospitando qui da noi il vincitore della sezione di violino.
Nell’ultima parte della Stagione siamo felici di presentare altri tre giovani straordinari solisti: il violinista Luka Faulisi (18 aprile), il pianista Gabriele Carcano (7 maggio) e il clarinettista Kevin Spagnolo (6 giugno)».
Foto © Marina Maffei / OFT